La scrittura di questo spettacolo prende spunto dalla fiaba di Basile “Pinto Smalto”, nella quale la figlia di un ricco mercante, incapace di trovare marito, ne impasta uno con le mandorle e lo zucchero. Liberamente ispirato alla lingua di Gianbattista Basile, lo spettacolo racconta la storia di un vecchio che per sconfiggere la solitudine invita a cena, nella loro antica dimora, i defunti della famiglia. Nella notte fra l’uno e il due novembre, lascia le porte aperte per farli entrare.
Secondo la tradizione in alcuni luoghi del Meridione c’è l’usanza di organizzare banchetti ricchi di dolci e biscotti in cambio dei regali che, il 2 novembre, i parenti defunti portavano ai bambini dal regno dei morti. Durante il rituale, in quella notte, la cena era un momento di patrofagia simbolica; nel senso che il valore originario dei dolci antropomorfi era quello di raffigurare le anime dei defunti. Cibandosi di essi, era come se ci si cibasse dei propri cari.Una favola barocca di solitudine e vecchiaia per celebrare la memoria dei defunti e la pienezza della vita attraverso l’ombra delle loro esistenze passate.
PUPO DI ZUCCHERO. La festa dei morti,
Testo e regia Emma Dante
Liberamente ispirato a “lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile
Con Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Sandro Maria Campagna, Martina Caracappa, Federica Greco, Giuseppe Lino, Carmine Maringola, Valter Sarzi Sartori, Maria Sgro, Stephanie Taillandier, Nancy Trabona
Costumi Emma Dante
Luci Cristian Zucaro
Sculture Cesare Inzerillo
Produzione Sud Costa Occidentale, in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Scène National Châteauvallon-Liberté, ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur, Teatro Biondo di Palermo, La Criée Théâtre National de Marseille, Festival d’Avignon, Anthéa Antipolis Théâtre d’Antibes, Carnezzeria Srls
Coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone
Lo spettacolo non è più in repertorio.
Ne hanno scritto:
“Chi ha mai detto che la morte sia silenziosa e che la sua immagine corrisponda solo all’iconografia della nera signora? Credenze del popolo, retaggio di una cultura lontana che Emma Dante smonta e ricostruisce nel suo Pupo di zucchero, musicale e colorato teatrino ambientato nel giorno dei morti per un meraviglioso affresco popolare pronto a risuonare, nella logica degli opposti, come disperato inno alla vita.”, Roberto Canavesi, Teatro/Teatro
“Questo album familiare vivente nella mani di Emma Dante diventa una coreografia carnale che intreccia la gioiosità delle fanciulle, la gestualità ritmata di Pasqualino e la danza di sesso e di morte degli zii, che colora idealmente di nero la scena più drammatica. Alla fine, quando compaiono le dieci, inquietanti sculture di Cesare Inzerillo che evocano le mummie dei Cappuccini, sorta di doppio di tutti i personaggi, la morte, convitata silenziosa che aleggia per tutto lo spettacolo sta lì, orrenda, a rammentare l’irrevocabilità del capolinea terreno. Un finale ipnotico, di forte suggestione, che si tira dietro gli applausi convinti”, La Repubblica Mario Di Caro